E’ opinione diffusa, nell’ambiente medico e pediatrico in particolare, che dalla nascita fino ai 18 anni il consumo di carne, pesce, latte vaccino e uova, ossia delle cosiddette proteine animali, sia assolutamente indispensabile, al fine di garantire una crescita adeguata nel periodo più importante per lo sviluppo corporeo e intellettivo.
Partendo dalle principali caratteristiche della struttura anatomo-funzionale dell'uomo e i cambiamenti evolutivi che hanno interessato ambiente, società, cultura, economia, analizzando le ripercussioni su dieta e salute dell'essere umano, in particolare del bambino, il dott. Proietti indica l’alimentazione vegetariana/vegana come le più fisiologica e salutare per i primi anni di vita dell’essere umano.
La dieta dovrebbe basarsi sul consumo di latte materno (o latte adattato), evitando il latte di altre specie: vaccino in primis.
Nella sua esposizione Proietti attribuisce la paura di carenza di ferro (che ha spinto all'introduzione della carne già nei primi mesi di vita del bambino) proprio alla sostituzione del latte materno con il latte vaccino, più povero di ferro; questa abitudine nasce verso la metà del diciannovesimo secolo, con l'ingresso delle donne in fabbrica e la conseguente necessità delle lavoratrici di interrompere precocemente l'allattamento.
Proietti tratta inoltre:
- svezzamento rimandato, iniziandolo tra i 6 e i 12 mesi, non prima
- dieta nel dettaglio 0 – 18 anni, con esempi di pasti standard, per tutte le fasi della crescita
- errori frequenti in questi primi anni: eccesso di cibi di origine animale, uso farine integrali, biscotti, zucchero, latte vaccino ecc.
Il testo contiene inoltre preziose indicazioni nutrizionali per la donna in gravidanza e che allatta seguendo una dieta vegetariana/vegana, al fine di eliminare rischi di deficit vitaminici e di altre componenti fondamentali.
Suggerisco la lettura approfondita di questo libro a tutti, vegetariani e non, affinchè le scelte che facciamo ora per i nostri figli siano scelte consapevoli e non routine delegata al mercato dell’industria alimentare infantile o a certi pediatri che lavorano un po’ troppo distrattamente.
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