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11 agosto 2011

Latte vaccino e diabete tipo 1

Il rischio di diabete di tipo 1 è minore nei bambini che non vengono nutriti con proteine di latte vaccino.
Secondo un nuovo studio pubblicato in giugno nell'American Journal of Clinical Nutrition, i bambini che non sono esposti alle proteine del latte vaccino durante l'infanzia possono avere un rischio minore di sviluppare il diabete di tipo 1. Questi risultati arrivano dal trial TRIGR - Trial to Reduce Insulin-dependent diabetes mellitus in the Genetically at Risk (Trial per ridurre il diabete mellito insulino-dipendente nelle persone geneticamente a rischio).
Durante lo studio, le donne che partecipavano venivano incoraggiate ad allattare al seno. A quelle che poi passavano ai latti formulati, veniva fornita una formula speciale in cui le proteine venivano modificate in modo che non rimanesse alcuna proteina intatta del latte di mucca.
I risultati finali sono ancora in corso di valutazione, tuttavia lo studio pilota, che comprende 230 bambini seguiti fino a circa 10 anni d'età, ha mostrato che coloro che erano stati nutriti con la formulazione speciale avevano il 50% di probabilità in meno di sviluppare il diabete di tipo 1, rispetto ai bambini che avevano consumato il normale latte formulato a base di latte vaccino.
Lo studio aggiunge quindi ulteriori evidenze alla teoria nota da tempo secondo cui le proteine del latte vaccino attiverebbero la produzione di anticorpi in grado di distruggere le cellule produttrici di insulina nei bambini.
Fonti: ssnv; ncbi

1 agosto 2011

Figli vegetariani

Luciano Proietti, pediatra torinese e padre di tre figli, ha scritto un libro unico in Italia, per la specificità e competenza con la quale ha trattato l’argomento delicato della alimentazione dei bambini: Figli Vegetariani, edizioni Sonda. Il libro è frutto del lavoro di ricerca svolta dall'autore presso il Centro di auxologia della Clinica pediatrica dell'Università di Torino e su una raccolta di dati relativa a più di duemila bambini vegetariani italiani.
E’ opinione diffusa, nell’ambiente medico e pediatrico in particolare, che dalla nascita fino ai 18 anni il consumo di carne, pesce, latte vaccino e uova, ossia delle cosiddette proteine animali, sia assolutamente indispensabile, al fine di garantire una crescita adeguata nel periodo più importante per lo sviluppo corporeo e intellettivo.
Partendo dalle principali caratteristiche della struttura anatomo-funzionale dell'uomo e i cambiamenti evolutivi che hanno interessato ambiente, società, cultura, economia, analizzando le ripercussioni su dieta e salute dell'essere umano, in particolare del bambino, il dott. Proietti indica l’alimentazione vegetariana/vegana come le più fisiologica e salutare per i primi anni di vita dell’essere umano.
La dieta dovrebbe basarsi sul consumo di latte materno (o latte adattato), evitando il latte di altre specie: vaccino in primis.
Nella sua esposizione Proietti attribuisce la paura di carenza di ferro (che ha spinto all'introduzione della carne già nei primi mesi di vita del bambino) proprio alla sostituzione del latte materno con il latte vaccino, più povero di ferro; questa abitudine nasce verso la metà del diciannovesimo secolo, con l'ingresso delle donne in fabbrica e la conseguente necessità delle lavoratrici di interrompere precocemente l'allattamento.
Proietti tratta inoltre:
  • svezzamento rimandato, iniziandolo tra i 6 e i 12 mesi, non prima
  • dieta nel dettaglio 0 – 18 anni, con esempi di pasti standard, per tutte le fasi della crescita
  • errori frequenti in questi primi anni: eccesso di cibi di origine animale, uso farine integrali, biscotti, zucchero, latte vaccino ecc.
Il testo contiene inoltre preziose indicazioni nutrizionali per la donna in gravidanza e che  allatta seguendo una dieta vegetariana/vegana, al fine di eliminare rischi di deficit vitaminici e di altre componenti fondamentali.

Suggerisco la lettura approfondita di questo libro a tutti, vegetariani e non, affinchè le scelte che facciamo ora per i nostri figli siano scelte consapevoli e non routine delegata al mercato dell’industria alimentare infantile o a certi pediatri che lavorano un po’ troppo distrattamente.