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18 giugno 2013

Quando il bullo è un fratello

Nuove ricerche sul fronte della violenza familiare.
Sembra proprio che le liti tra fratelli non risultino essere innocue e magari anche salutari, così come comunemente si pensa. Non sempre è una cosa accettabile o addirittura positiva per la crescita dei ragazzi. 
Un nuovo ed esteso studio statunitense, condotto da Corinna Jenkins Tucker, pubblicato sulla rivista Pediatrics e riportato da The New York Times sostiene infatti che le violenze tra fratelli debbano essere oggetto di maggior attenzione da parte dei genitori. Schermaglie ordinarie sulla playstation sono una cosa, abusi fisici e verbali ripetuti, in particolare tra fratelli, è altro. Il nuovo studio, che ha coinvolto migliaia di bambini e adolescenti, ha trovato che coloro che sono stati aggrediti, minacciati o intimiditi da un fratello avevano aumentato i livelli di depressione, rabbia e ansia.
La linea dell'abuso è sottile, l'attenzione sul bullismo e violenza nelle scuole dovrebbe estendersi fino al rapporto tra fratelli. La soglia di "normalità" e accettazione di una conflittualità o rivalità tra fratelli risulta essere piuttosto bassa, e i danni e le umiliazioni di chi subisce una violenza fisica o psicologica costante possono risultare piuttosto seri.
Meglio anche non dare etichette ai figli come "l'atleta", "l'intelligente" perché queste schematizzazioni (inutili) possono ingenerare conflittualità.
La nostra società tende a minimizzare la violenza tra bambini in generale, in quanto si ritiene sia meno dannosa di quando le violenze e le ferite sono vissute da adulti. Ma i dati non dicono questo.

Insomma questo studio e i dati che ne derivano confermano che questo fenomeno - che noi genitori tendiamo a minimizzare o a trattare comunque con un grado di accettazione piuttosto elevato - non è così innocuo come pensiamo. A volte riteniamo che la "palestra" familiare di umiliazioni e vessazioni possa essere formativa per la personalità in evoluzione. Ma quando queste tensioni superano soglie ragionevoli (e le soglie sono basse), le ripercussioni sul carattere, la personalità, la salute mentale del ragazzo che diventerà adulto potranno essere significative, sia a livello di identità che di autostima.
Un invito in più a studiare, approfondire, a trovare soluzioni nella gestione di conflitti, oltre i luoghi comuni invalsi.

2 ottobre 2011

Ottobre, è tempo di giocare!

Leaf attackOttobre è il mese in cui l'associazione Attachment Parenting International focalizza la propria attività su un aspetto particolare della genitorialità. In questo anno 2011, il tema sarà "Families at Play", "Famiglie in gioco: coltivare relazioni genitore-figlio attraverso il gioco". (Vedi post Families at play)
Attraverso attività, eventi, informazioni, "Families at Play" incoraggia un sano sviluppo socio-emotivo del bambino e relazioni genitori-figli per una società più sana.
Attachment Parenting International - un grande organismo no-profit che ha lo scopo di educare e offrire supporto per un rafforzamento dei rapporti familiari - invita i genitori a diventare e / o promuovere "Famiglie in gioco" in occasione di questa edizione del AP month.
Il tema scelto quest'anno vuole essere una precisa indicazione in relazione a un'attività talvolta trascurata ma importante, una modalità divertente per un sano sviluppo socio-emotivo e per rafforzare il legame familiare.
Durante questo mese, i genitori sono invitati a rivalutare le attività quotidiane e le abitudini; sperimentare nuovi modi per lasciarsi coinvolgere affettivamente con i loro figli; giocare insieme per crescere insieme e come opportunità per stare vicini.
Trovate tutte le informazioni alla pagina Families at Play del sito Attachment Parenting International.

30 settembre 2011

Prendiamoci il tempo di essere papà

DSCN4412_1 - This Father and Son Playing Catch Football
"No, papà non ha tempo per giocare con me...". Forse questa frase tuo figlio l'ha già detta a qualcuno o forse la pensa e basta, ob torto collo. Tempi difficili per chi ha un lavoro precario o è disoccupato, per due genitori che lavorano per arrivare a fine mese con preoccupazioni, tensioni, scoraggiamento, frustrazione. E anche chi lavora troppo, chi fa una libera e ben remunerata professione, può percepire la propria inadeguatezza rispetto alle richieste dei figli, espresse o tacite.
Di cosa hanno bisogno i nostri figli? Cosa decidiamo di dare loro?

Condividere tempo
- Piuttosto che "passare il tempo" con i nostri figli ("passare" non mi pare suoni bene, passiamo il tempo anche in sala d'attesa dal dentista piuttosto che a leggere un libro o navigare in internet) diciamo che "condividiamo" del tempo con loro, tempo dal quale tutti vogliamo ottenere qualcosa, sia noi che i figli. E' importante per loro sapere che non stiamo dandogli attenzione per "obbligo", ma perché anche noi abbiamo bisogno di stare con loro allo stesso modo che loro hanno bisogno di stare con noi. (Non sottovalutiamo la loro capacità percettiva così come non sopravvalutiamo la nostra presunta cacapità mimetica)

Pianificare
- Stabilità e sicurezza sono importanti per i ragazzi, per questo potremmo dedicare, programmandolo, un tempo da dedicare a loro, che sia un'ora al giorno piuttosto che un giorno sì e un giorno no, oppure un'altra articolazione settimanale. Per condividere del tempo con loro, per loro, facendo del nostro meglio per non modificare quanto stabilito. Così che le loro aspettative possano essere soddisfatte, regolarmente, e loro possano avere la percezione di quanto siano importanti per noi. Ciò che conta infatti non è tanto quanto noi possiamo dire riguardo quello che noi diamo a loro (tempo, affetto ecc. ) quanto quello che loro percepiscono di ricevere da noi, così che possa crescere quel rapporto di fiducia che è alla base di una vera relazione.

Un po' di tempo è meglio di niente
- Se lavorano sia papà che mamma o si è pendolari o addirittura si torna a casa solo il fine settimana, i figli lo comprenderanno che il tempo che si potrà dedicare a loro sarà oggettivamente limitato. Anche se si condividerà con loro solo un paio d'ore ogni settimana, questo potrà essere sufficiente. Finché si mantiene una scadenza regolare, rispettata, i figli non rimarrano delusi e il poco tempo trascorso con loro risulterà comunque prezioso.

No grandi piani
- I genitori che lavorano molto a volte si sentono in colpa per il fatto di trascurare i loro figli e a partire da quel senso di colpa costruiscono abitualmente grandi progetti per loro. Sentono che stupirli con effetti speciali - facendo anche qualcosa di dispendioso, andando in chissà quale distante parco acquatico o di divertimenti - può in qualche modo essere visto come una maniera per recuperare stima e affetto da loro, per il fatto di non vederli spesso. Ben venga qualunque programmazione di fine settimana o vacanza se è spontanea e svincolata da ogni senso di colpa. Se così non è, c'è il rischio che più grande è il "progetto di recupero", più grande sarà l'aspettativa. Se parliamo di costruire fiducia e relazione, se parliamo di empatia con i nostri figli, la verità è che ai ragazzi non importa se andiamo su un'astronave o al parco fuori porta. Non c'è bisogno di inventarsi sempre più mirabolanti fuochi d'artificio. Bastano davvero cose semplici, basta andare al parco a giocare a pallone o una passeggiata in bici e mangiare un pranzo al sacco insieme, coinvolti con loro "anima e cuore" e la maggior parte dei bambini sarebbe felice per questo. (Vedi anche etichetta gioco in questo blog)

La vita è una scelta continua e quello che scegliamo di essere lo possiamo realmente controllare. Se abbiamo scelto di essere papà, non importa quale tipo di genitori abbiamo avuto, come si è comportato con noi nostro padre, quanto tempo ha dedicato realmente a noi. Noi possiamo scegliere di essere diversi - di essere noi stessi - di essere papà che decidono di entrare in empatia coi loro figli, poco o tanto che sia il tempo che onestamente possiamo condividere con loro.
I nostri figli possono realmente fare a meno di tante cose materiali ma quello di cui non potranno fare a meno sarà il nostro amore e le nostre attenzioni. Ricordandoci che non è tanto quello che noi diciamo di fare per loro che conta, quanto quello che loro realmente percepiscono di ricevere da noi.
Non importa se non abbiamo disponibilità economiche per donargli oggetti o viaggi; e per chi le ha non basta neanche lavorare di più per ottenergli quel benessere che noi ritieniamo sia indispensabile, se quel lavoro porta via una cosa che per loro è la più importante del mondo: il tempo che noi condivideremo con loro.
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Fonte: basato su un articolo HealthNewsDigest.com

16 settembre 2011

Tuo figlio ti chiede un cucciolo: quale scegliere?

Elephant

Tuo figlio chiede un piccolo animale domestico e non sai quale si adatta meglio alla sua personalità? Scoprilo rispondendo alle domande di un test.
Prima o poi la maggior parte dei bambini finisce per chiedere ai genitori un animale domestico. Se possibile, vale la pena soddisfare la richiesta, dal momento che questo desiderio esprime spesso la necessità di sentirsi utile prendendosi cura di un esserino più piccolo di lui.
Aver cura di un animale domestico significa prendersi delle responsabilità, rispettare e soddisfare le necessità dell'altro e organizzarsi per superare le piccole difficoltà. Nell'insegnare al suo cucciolo le regole fondamentali della convivenza, il bambino avrà l'opportunità di comprendere meglio quello chiedono i genitori o gli insegnanti.
Il bambino che possiede un animale domestico manifesta un atteggiamento più spontaneo e responsabile; può rappresentare un stimolo speciale per il suo sviluppo intellettivo.
In molti casi, dopo aver ricevuto un cucciolo in regalo, il bambino migliora il suo rendimento scolastico. Il cucciolo, inoltre, accompagna il bambino nel mondo della fantasia ma anche lo aiuta a comprendere la realtà.

QUALE ANIMALE SCEGLIERE? 

Se volete sapere qual'è l'animale che più si adatta al carattere di vostro figlio, leggete le caratteristiche elencate nel test più sotto. Prendetelo ovviamente per quello che è, un test, e dunque ha un valore del tutto indicativo; l'istinto di vostro figlio sarà sicuramente un elemento sul quale fare affidamento, se lo lascerete scegliere.
>> Potete stampare la pagina e segnare a penna oppure prendere un appunto leggendo.

Se la rispostà è SÌ: segnate tutti i numeri della linea orizzontale corrispondenti ai SÌ posti sotto le lettere A B C D E.
Se la risposta è NO: segnate tutti i numeri corrispondenti ai NO posti sotto le lettere A B C D E.
Quando avrete risposto un SÌ o un NO a tutte le domande sul carattere del bambino, dovrete sommare tutti i numeri che stanno sotto la lettera A, poi tutti quelli sotto la lettera B e così in successione fino alla lettera E.
Poi osservate sotto quale lettera appare il numero più alto.
Se per esempio il numero più alto è sotto la lettera A, scoprirete che corrisponde al cane: questo è dunque l'animale che meglio si adatta al carattere di vostro figlio.


IL BAMBINO:ABCDE
E' vivace e pieno di energia22625
NO55153
Sa giocare da solo45254
NO33444
Gli piace essere coccolato 65515
NO22363
E' a proprio agio con gli altri bambini43524
NO34243
E' timido e rispettoso55245
NO32533
E' costante e paziente44434
NO44545
Qualche volta si sfrena21315
NO56465
A: cane
B: gatto
C: criceto
D: pappagallino
E: coniglio o porcellino d'india
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Fonte: traduzione e adattamento di paternamente.it dalla rivista My bebé y yo

26 agosto 2011

Io gioco con papà! [3a+: costruiamo un aquilone]

<Dai tre anni>

Costruire qualcosa insieme rafforza il vincolo di stima fra padre e figlio. Inoltre aiuta il piccolo ad esercitare le sue abilità manuali.

Lo speciale talento che papà possiede per riparare l'automobile, riparare oggetti rotti, costruire ingranaggi e cose complicate lo trasforma in un eroe agli occhi del bimbo.

Un personaggio così abile sarebbe precato se si limitasse a montare cubi colorati o una scatola di pezzi di plastica. Meglio utilizzare questo talento per realizzare capanne con rami e foglie, in campagna, o piste di sabbia per le palline, sulla spiaggia.

Un classico di tutti i tempi è l'aquilone, adatto per quasi tutte le situazioni e contesti. Cercando in internet ho trovato una guida (clicca qui) che mi sembra sufficientemente immediata... accessibile anche ai meno abituati a lavori di questo tipo!

Ma la realizzazione di un aquilone è solo un esempio. Quello che conta realmente è che padre e figlio costruiscano qualcosa insieme. Saranno momenti importantissimi trascorsi insieme disegnando, calcolando, prendendo decisioni insieme, scegliendo materiale, lavorando.

<Obiettivo>
Praticare lavori manuali ed esercitare la creatività e la capacità di collaborare con gli altri.

Basato su: rivista My bebè y yo

24 agosto 2011

Io gioco con papà! [2a+: ritrovare un albero]

<Dai 2 anni>


Uno dei doveri del papà è incoraggiare il bambino a esplorare il mondo che lo circonda.

Se hai un bosco vicino, entra con tuo figlio nella lussureggiante vegetazione che vi offre, il più lontano possibile da strade e rumori. Quando ti rendi conto di aver trovato un luogo adatto come "campo base", invita tuo figlio a scegliere un albero, al quale darete un nome (es. la "quercia Luisa", il "pioppo Alberto"). Il piccolo deve prendere confidenza col suo nuovo "amico", toccando la corteccia, descrivendo la forma delle foglie e i suoi colori, memorizzando la larghezza e altezza del tronco.
Dopo aver conosciuto a livello sensoriale il primo abitante del bosco, l'albero, vi allontanerete per una piccola passeggiata, durante la quale raccomanderai al piccolo esploratore di memorizzare la direzione e la distanza, dandogli indicazioni con l'aiuto di punti di riferimento naturali (es. una pietra grande, un ruscello).
Arrivati a un certo punto gli chiederai di guidare la spedizione di nuovo al "campo base", dove dovrà identificare e "tornare ad abbracciare" il suo amico albero.

<Obiettivo>
Imparare a conoscere e amare la natura, stimolando il desiderio di esplorare e il senso di orientamento del bambino.

Articolo originale: rivista Mi bebé y yo
Traduzione: paternamente.it

21 agosto 2011

Io gioco con papà [18m+: l'imitatore]

<Dai 18 mesi>
In quanto papà, tu rappresenti un modello fisico per tuo figlio.

Ecco il gioco per soddisfare il desiderio di tuo figlio di imitarti.
Mettetevi uno di fronte all'altro. "Sfidalo" dicendo: "Sei capace di fare questo?" e inizia a fare piccoli esercizi, come toccarti la punta del naso mentre alzi una gamba, oppure saltare da una mattonella all'altra, lasciandone una in mezzo. Oppure puoi girare per casa (o nel prato, se siete fuori) e cercare oggetti da lanciare in aria e riprenderli al volo o anche per metterli in equilibrio uno sopra l'altro.
Se il piccolo e la mamma stanno in vacanza e tu devi tornare al lavoro, probabilmente li chiamerai al telefono la sera. Quando parli col bimbo al telefono domanda se ricorda qualche gioco che avete fatto il precedente fine settimana; invitalo a descriverlo e a perfezionarlo l'indomani. L'idea di spiegarti i suoi progressi in occasione della prossima telefonata lo stimolerà ad "allenarsi" con il massimo impegno in attesa del tuo ritorno.

<Obiettivo>
Si tratta di un divertente esercizio che stimola la coordinazione del bambino, la capacità di attenzione e il senso dello spazio.

Articolo originale: rivista Mi bebé y yo
Traduzione: paternamente.it

Io gioco con papà [12m+: i due portieri]

<Dai 12 mesi>
I giochi con la palla creano una grande complicità fra padre e figlio.

Le palle, piccole e grandi, rappresentano un oggetto di divertimento irresistibile per qualunque persona, grandi e piccoli, bimbi e bimbe. Sia che si tratti di calcio, rugby o pallacanestro, a partire da una certa età, i giochi con la palla costituiscono un un momento di complicità e di passione comune fra padre e figlio. A questa età, se il bimbo già cammina, potrà tentare di acchiappare la palla che rotola, però impiegherà tanto tempo per raggiungerla per cui il gioco potrà essere dispersivo e finirà per essere noioso.
Potreste invece sedervi in terra, uno di fronte all'altro, a un metro di distanza, come al centro di una immaginaria porta di campo di calcio, magari anche delimitata da un paio di sedie. Inizia a tirargli una palla leggera (es. una di quelle morbide, di stoffa colorata, piccola) e invita il bimbo ad acchiapparla. Quando prende confidenza, insegnagli a rilanciartela. Puoi anche segnare i punti su una lavagna e sottolinea soprattutto le sue parate, così come la tua goffagine (volontaria) al momento di acchiappare la palla quando la lancia lui.

<Obiettivo>
E' un modo per allenare i suoi riflessi, la sua attenzione e la sua efficacia muscolare.

Articolo originale: rivista My bebé y yo
Traduzione: paternamente.it

20 agosto 2011

Io gioco con papà [6m+: l'aeroplano]

Fatherhood <Dai 6 mesi>
Il gioco dell'aereo aiuta il bambino a sentirsi sicuro e inoltre... è molto divertente!

Alza il piccolo mantenendolo teso sopra le tue braccia, a faccia in giù, e gira per la casa facendo "l'aereo". Anche il suono è molto importante perché accompagna le "manovre" imitando il rumore dei motori. Ogni tanto crea l'effetto "vuoto d'aria". Come succede a chi viaggia in aereo, anche il bimbo sentirà quel brivido provocato dalla sensazione di stare cadendo.
Se stai nella spiaggia puoi approfittare per improvvisare una variante "nautica". Fagli fare alcuni movimenti nell'acqua, come se fosse una piccola barchetta a vapore. Ogni tanto lascialo e riprendilo subito per vedere come tenta di galleggiare: si tratta di un magnifico esercizio per formare la sua capacità acquatica.

<Obiettivo>
Il gioco, divertente e emozionante, aumenterà nel bambino la consapevolezza di avere accanto una persona forte e pronta a proteggerlo in ogni momento.

Articolo originale: rivista My bebé y yo
Traduzione: paternamente.it

18 agosto 2011

Io gioco con papà!

Con l'estate crescono le occasioni per trascorrere del tempo con i propri figli, per giocare a pallone o costruire castelli di sabbia o esplorare la natura. Ecco delle idee per trascorrere insieme qualche bel momento gratificante, per papà e figlio.

Mamma e papà hanno modalità diverse, però complementari, di soddisfare le necessità psicofisiche di un bambino che sta crescendo. Dalla mamma ottiene calore, protezione, tenerezza ed attenzioni; dal papà l'allegria, entusiasmo, l'esplorazione del mondo e l'autonomia.
Può succedere che la mamma limiti il bimbo nella sua conquista dell'autonomia, della sperimentazione delle proprie capacità, proprio per la forte simbiosi che caratterizza questo legame. Tuttavia, la natura fa sì che a un certo momento il bambino acquisisca gli strumenti fisici (muscolatura e gambe sempre più toniche) e cerebrali (controllo dell'equilibrio) per alzarsi e muoversi separato dalla mamma.
E' a questo punto che entra in gioco (anche letteralmente!) il papà, tendenzialmente meno apprensivo e protettivo, che deve incoraggiare il bimbo ad esplorare le proprie maturate risorse fisiche e capacità. Presumibilmente, quando srà il momento, sarà il papà che porterà suo figlio al parco, che a un certo punto gli toglierà le rotelline posteriori della bici , che lo accompagnerà a giocare a pallone o a pallacanestro. Per cui giocare con tutto quello che è possibile giocare si trasforma in un momento di crescita fondamentale, dato che il bambino imparerà sempre più ad imitare le abilità, a rinforzarsi fisicamente e trovare, poco a poco, le risorse per maturare il proprio sviluppo e la propria capacità relazionale.
Il mondo del lavoro, con le proprie regole che spesso lo rendono duro e stressante, a volte condiziona il papà.
Dov'è il pericolo? Che il papà trasferisca modalità e caratteristiche di comportamenti diffusi nel mondo del lavoro, nel gioco, soprattutto se si tratta di un figlio maschio, per cui viene dato corso a derive inutili ed esagerate di "virilità". Invece dobbiamo tener presente che accanto ai giochi "competitivi", nei quali uno solo prevale su tutti gli altri, esistono attività ludiche "cooperative" (giocare con il Lego, fare un puzzle, costruire un castello di sabbia ecc.) nelle quali tutti i partecipanti... vincono!
E' ovvio che un pizzico di competitività e sano spirito sportivo non avranno modo di mancare, magari con il papà che saprà distribuire "equamente" le vittorie, un po' a tutti, a turno... Così facendo verrà alimentata l'autostima del bimbo e allo stesso tempo verrà preparato anche ad accettare le sconfitte.


Articolo originale: rivista "My bebé y yo"
Traduzione: paternamente.it

17 agosto 2011

Families at play

Families at play è un programma di attività promosso e organizzato per il prossimo mese di ottobre 2011 da Attachement Parenting International, un grande organismo no-profit che ha lo scopo di educare e offrire supporto al fine di un rafforzamento dei rapporti familiari.
"Famiglie in gioco: Coltivare relazioni genitore-figlio attraverso il gioco" è un invito a riflettere e soprattutto a ritrovare la gioia di giocare coi propri figli, senza nascondersi dietro atteggiamenti tipo "non sono bravo con i giochi" o "il mio bambino non vuole / deve giocare con me" o "i miei figli sono troppo vecchi per questo genere di giochi "oppure" i miei figli sono già impegnati nello sport "o" Sono troppo vecchio / rigido / fuori forma / occupato / stanco per questo" ecc.
Molti genitori si sentono tagliati fuori da queste cose. Tuttavia i genitori che giocano regolarmente con i loro figli stanno facendo più che "semplicemente" un po' di divertimento...

Quando i genitori dedicano del tempo (inestimabile e prezioso) e attenzioni nel gioco con i loro figli, vengono condivisi sentimenti profondi, vissuti in un contesto di divertimento. Le tensioni possono essere allentate e persino risolte. I bambini ricevono potenti stimoli cerebrali che si riflettono nello sviluppo sociale, emotivo e cognitivo. Se sono impegnati fisicamente, i vantaggi si moltiplicano. Studi hanno dimostrato che il gioco tra genitori e figli genera benefici nello sviluppo:
  • stimolazione di reciproci e positivi sentimenti 
  • stimolazione visiva, uditiva e tattile
  • means-end relationship learning 
  • contatto fisico stretto
  • acquisizione del linguaggio, a volte sotto forma di canzoni (il cantare sviluppa competenze musicali e matematiche)
Il vantaggio non è solo per i bambini ma ne trova giovamento anche il rapporto genitore-figlio.

Ma la cosa forse più importante è il messaggio che arriva ai bambini, per cui il tempo che si trascorre giocando con loro rappresenta per il genitore la cosa più importante, ha la precedenza su tutto. Senza poi dimenticarsi che correre, giocare e divertirsi è un'attività utile e importante per tutte le età!

Il giocare, dei ragazzi, è un fatto universale, riconosciuto come evolutivamente importante e anche considerato come linguaggio e attività primaria di un bambino - per anni.
Con Family at play l'obiettivo è quello di far recuperare la capacità di giocare a i genitori, aiutandoli a diventare più consapevoli dell'importanza dell'interazione genitore-bambino attraverso il gioco.

Articolo originale: AP Month
Traduzione: paternamente.it